La stranezza

agosto 22, 2023

Italia 2022
con Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Renato Carpentieri, Donatella Finocchiaro, Luigi Lo Cascio, Rosario Lisma, Galatea Ranzi, Giulia Andò, Tuccio Musumeci, Aurora Quattrocchi, Fausto Russo Alesi, Filippo Luna
regia di Roberto Andò



Lastranezza


Tornato a Girgenti per partecipare ai festeggiamenti degli 80 anni di Giovanni Verga, Pirandelo è accolto dalla ferale notiza della morte della sua balia, Maria Stella, Come non bastasse il funerale è inficiato da una grana burocratica: il loculo è già occupato e solo una “mancia” all’impiegato comunale potrà risolvere il problema. Nell’attesa che si possa inumare la bara di Maria Stella, Pirandello conosce meglio i due becchini, Nofrio e Bastiano che scopre essere teatranti, anima della filodrammatica del paese. Pur essendo impegnato della redazione della sua nuova commedia che gli dà molto da pensare, Pirandello è incuriosito dall’attività amatoriale dei due cassamortari e si intrufola di soppiatto a qualche prova né manca di partecipare alla prima dove la vita vera irrompe sul palco interrompendo la rappresentazione, l’indesiderato colpo di scena è la scintilla che sblocca il grande autore e un anno dopo invita anche i due becchini alla prima al teatro Valle di quella che diventerà la sua opera più famosa: Sei personaggi in cerca d’autore.



La stranezzza


La stranezza si potrebbe applicare anche al taglio dato dal regista all’opera: dopo anni di biopic che analizzano episodi cruciali della vita di artisti o politici, la genesi di un’opera fondamentale del teatro contemporaneo nasce da una “fantasia” una rielaborazione fittizia della realtà in grado di raccontare molto bene il processo che porta alla creazione del capolavoro pirandelliano e per giunta lo fa mescolando l’alto e il basso, già nella scelta dei protagonisti: il poliedrico attore simbolo del cinema d’autore italiano, Toni Servillo e il duo comico di origine televisiva, Ficarra e Picone.
I tre protagonisti sono molto bravi e incarnano perfettamente la contrapposizione tra le vette autoriali e il teatro amatoriale che ancora si nutre della commedia dell’arte, del canovaccio di tradimenti e travestimenti con famoso “acetum italicum” la pungente satira che fa esplodere la prima interruzione dello spettacolo: l’impiegato comunale amante delle mazzette si riconosce in uno dei personaggi e a nulla vale la trita giustificazione che si tratta di un’opera di fantasia, il dramma vero scoppia però poco dopo rompendo l’amicizia di Bastiano e Nofrio: il primo ha una sorella, Santina, di cui è gelosissimo e crede che la ragazza sia innamorata di Fofò, anche lui facente parte della filodrammatica, in realtà Santina è l’amante di Nofrio e proprio Fofò fa in modo che Bastiano scopra il doppio tradimento della sorella e del migliore amico.
Un anno dopo, quando ricevono l’invito di Pirandello per la prima del suo nuovo spettacolo, è la prima volta che Nofrio e Bastiano si ritrovano e partono insieme non senza frecciatine, a placare gli animi sarà lo spettacolo a cui assistono, un’opera strana, così insolita da scatenare le ire del pubblico eppure all’umile becchino Bastiano è riservata la battuta più bella e risolutiva della pellicola il cui succo è “non ci ho capito niente ma mi è piaciuto”. Ecco in un periodo in cui tutta l’arte viene letta e rilanciata dai social secondo il gusto contemporaneo, l’invito di lasciarsi conquistare dalla bellezza dell’arte e “sentirla” anche se non la si capisce/conosce fino in fondo, è bellissimo.

Who’s That Girl?

agosto 16, 2023

USA 1987 Warner Bros
con Madonna, Griffin Dunne, Haviland Morris, John McMartin, Bibi Besch, John Mills, Robert Swan, Drew Pillsbury, Coati Mundi, Dennis Burkley, James Dietz
regia di James Foley


Whosthatgirl


Nikki Finn esce per buona condotta dal carcere dove ha scontato quattro anni di galera per il presunto omicidio del suo fidanzato. L’intenzione della ragazza, appena uscita dal carcere è scoprire il vero mandante dell’omicidio e ristabilire il proprio onore, le basta ritrovare il killer che ha ucciso l’uomo e conosce la banca dove è depositata la cassetta di sicurezza di cui il fidanzato le aveva affidato la chiave che Nikki ha conservato gelosamente. Il mandante dell’omicidio è un magnate immobiliare e appena saputo che Nikki è uscita di galera incarica il futuro genero, il timido avvocato Loudon Trott, di assicurarsi che la ragazza lasci immediatamente la città. Loudon deve anche occuparsi di un felino che va consegnato a un altro cliente ma quello che crede un semplice gatto è in realtà un raro felino biondo della Patagonia. Ovviamente il gattone e la ragazza gli stravolgeranno la vita.

Il terzo film di Madonna fu un flop anche se la commedia non era male ai tempi e rivista oggi non ha perso lo smalto della sua sgangherata rivisitazione della screwball anni’30.
Del resto gli anni ’80 sono caratterizzati dalle commedie demenziali e strambe fanciulle che sconvolgono la vita ad integerrimi professionisti e il film in questione si ascrive perfettamente al filone

Who’s That Girl? è funzionale alla costruzione della carriera della pop star -non a caso l’omonima canzone di coda, diventò un singolo di successo- e negli anni’80 Madonna s’ispirava fortemente alle dive del cinema, Marilyn in particolare e anche se la citazione più esplicita della pellicola è Susanna! con l’indomita ragazza che doma il felino, nel film di Hawks con una canzone, qui con il fischio riservato solitamente ai tassisti, Madonna non evita di cercare di emulare la sua diva di riferimento, la recitazione non è il massimo ma il personaggio risulta divertente nella sua stramberia.
Divertenti anche i ruoli di contorno: Wendy, la fidanzata di buona famiglia di Lauden ha una “passione” per i tassisti, i poliziotti che seguono Nikki e quelli della stradale che inseguono le damigelle rapite dal killer sono una parodia dei serial più in voga: Miami Vice e Chips.

Back Page

agosto 12, 2023

USA 1933
con Peggy Shannon, Russell Hopton, Claude Gillingwater, Edwin Maxwell, Sterling Holloway, Rockliffe Fellowes, Richard Tucker, Bryant Washburn
regia di Anton Lorenze



Backpage


Jerry Hampton è una reporter in carriera che fa uno scoop su un magnate, il direttore non vuole pubblicare l’articolo per non pestare i piedi al pezzo grosso e la licenzia. Il fidanzato di Jerry le consiglia di tentare di far carriera in un giornale di provincia e le dice che ad Apex, sua città d’origine, c’è un posto libero. Jerry accetta e fatica a superare le titubanze del vecchio proprietario che non vuole una ragazza a dirigere il suo giornale ma presto nasce un’amicizia e Jerry riuscirà a sventare la perdita del giornale e a smascherare il tentativo del banchiere locale di frodare i concittadini

Graziosa commedia pre-code diretta da un regista probabilmente famoso che gira sotto pseudonimo per avere più libertà (fonte MUBI).
Gran parte del film si gioca sullo stupore di trovarsi davanti una ragazza (Jerry sta per Geraldine) invece di un uomo ma queste battute circolano ancora oggi nelle serie tv quindi sono più che accettabili in un film di 90 anni fa.
Se le commedie anni ’30 esaltano le smart girls le ragazze sveglie, Jerry è la più sveglia di tutte, già a new York era stata l’unica a scoprire che il suicidio dell’amante di un riccone era stato indotto dall’uomo quando si era stufato della ragazza, la notizia bucata dal direttore newyorkese tornerà buona nel finale perché l’individuo è complice del banchiere locale che prima ha venduto a tutti i cittadini le azioni di una compagnia petrolifera che cercava il petrolio nei dintorni, poi dopo aver detto che il pozzo non aveva dato frutti aveva cercato di ricomprare le azioni a un prezzo basso per scongiurare la bancarotta dei cittadini, in realtà per lucrare sul petrolio che invece era stato trovato. Jerry riesce a smascherare l’inghippo e raddrizza anche il fidanzato, nipote del banchiere disonesto.
La storia d’amore resta abbastanza in secondo piano viene dato molto più spazio al legame quasi paterno che la giornalista costruisce con il vecchio Webster, il proprietario del giornale sul punto di perdere il quotidiano sempre per i raggiri del banchiere.
La produzione è a basso costo ma gli abiti della protagonista sono deliziosi ed è un piacere vederla tener testa a tutti gli uomini in raffinati abiti da sere o eleganti abiti da lavoro anche se fuori luogo in un paesino come Apex.

Mr. Sardonicus

agosto 10, 2023

USA, 1961, Columbia
con Oskar Homolka, Ronald Lewis, Audrey Dalton, Guy Rolfe, Vladimir Sokoloff, Erika Peters, Lorna Hanson
regia di William Castle


Mrsardonicus


Sir Robert Cargrave, medico di fama nella Londra vittoriana, viene contattato da Maude Sardonicus, il grande amore della sua vita andata sposa a un barone dell’Europa centrale. Cargrave lascia tutto per recarsi in Gorslava, qui scopre la triste vita di Maude, sposata a un uomo crudele il cui viso è perennemente nascosto da una maschera. Il barone Sardonicus racconta al medico la sua storia, la causa sovrannaturale della smorfia che gli deturpa il volto. Quando le tecniche del medico falliscono, Sardonicus pretende che Cargrave usi su di lui delle tecniche sperimentali, minacciando di sfigurare Maude. Cargrave riesce a restituire il volto originale al barone e può finalmente lasciare il castello con Maude, ma poco prima che il treno parta Krull, il fido servitore di Sardonicus, richiama il medico al castello perchè il barone non riesce più ad aprire la bocca, Cargrave spiega che ha usato un placebo pertanto il blocco del barone è di carattere psicologico, ma Krull, memore delle vessazioni subite dal suo padrone, gli racconta una storia diversa.

William Caste, maestro degli horror di serie B, anche questa volta s’inventa una nuova trovata: come dice la locandina, Mr. Sardonicus è il primo film con presunto doppio finale scelto in base alla partecipazione -fittizia- del pubblico. Il regista appare in una brumosa notte londinese per introdurre il tema del film, i ghouls figure demoniache che si nutrono di cadaveri e il barone Sardonicus è una loro vittima o per lo meno vittima delle credenze legate a queste figure: le cause del suo ghigno sardonico (dall’espressione medica facies sardonica) sono dovute al fatto che l’uomo per riscuotere l’ingente vincita alla lotteria che gli permetterà di acquistare la baronia, deve disseppellire, su insistenza dell’avida prima moglie, il cadavere del padre dato che il biglietto è rimasto nel panciotto del genitore. L’esperienza traumatizza il giovane causandogli un’orrida smorfia perenne che ricorda il ghigno del teschio paterno. La smorfia in questione è l’elemento più risibile del film, un trucco visibilmente di plastica anche se vuole citare il tragico sorriso di Gwynplaine.
La trama è scorrevole, anche prevedibile, fino al sotto finale in cui torna in scena il regista: la vicenda di Sardonicus si è conclusa bene ma le sue malefatte, le donne torturate nel corso degli anni non meritano vendetta? Il regista si rivolge al pubblico chiedendo di votare con pollice verso se ritengono che Sardonicus debba scontare i suoi peccati o pollice alto se il barone merita di essere perdonato.
Ovviamente l’abile siparietto con la conta dei voti rivolgendosi direttamente al pubblico in sala si conclude con la condanna di Sardonicus e il finale è la parte più inquietante dell’intero film: il dottore spiega a Krull che la cura sperimentale era solo un placebo e che raccontandolo al barone, questi sarebbe riuscito a superare anche il blocco della mascella che altrimenti lo avrebbe portato a morire di stenti, ma Krull, che aveva perso un occhio per aver osato disobbedire al padrone assapora (letteralmente) la sua vendetta e dopo avergli detto di non aver raggiunto in tempo il treno su cui erano partiti Cargrave e Maude, inizia a degustare il sontuoso pasto del barone ormai conscio che non potrà più mangiare e bere in vita sua. Scena perfetta grazie alla bravura dell’attore che interpreta Krull, Oskar Homolka che, ricordiamo, era stato il protagonista di Sabotaggio (1936) di Hitchcock.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

agosto 4, 2023

Italia 1970
con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Gianni Santuccio, Orazio Orlando, Sergio Tramonti, Filippo De Gara, Arturo Dominici, Vittorio Duse, Vincenzo Falanga, Aldo Rendine, Massimo Foschi, Aleka Paizi, Salvo Randone, Ugo Adinolfi, Gino Usai, Giuseppe Terranova, Pino Patti, Giacomo Bellini, Roberto Bonanni, Guido Buzzelli, Fulvio Grimaldi, Giuseppe Licastro, Franco Marletta
regia di Elio Petri


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Nel giorno in cui viene promosso a capo della sezione politica della questura, un dirigente di polizia uccide la propria amante a cui lo legava un rapporto morboso. L’uomo lascia volutamente molti indizi sul luogo del delitto certo che la sua posizione lo protegga da ogni incriminazione. In un delirante crescendo di depistaggi e aggiunta di nuove prove, con la certezza di essere stato riconosciuto dal vicino, a sua volta amante della vittima e attenzionato come anarchico, arriva finalmente il giorno in cui i suoi superiori non possono più nascondere l’evidenza: faranno di tutto per coprirlo come immaginato dal colpevole?



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Capolavoro di Elio Petri, il film ha un ruolo importante non solo nella storia cinematografica italiana ma anche nel contesto storico italiano: la pellicola uscì pochi mesi dopo la strage di Piazza Fontana che aveva innescato la strategia della tensione e l’inizio degli anni di piombo, il delicatissimo momento storico permise l’uscita dell’opera senza che incappasse nelle maglie della censura o che venisse sequestrata come richiesto da alcuni esponenti della Questura di Milano; il dibattito politico scatenato attorno al film lo rese campione d’incassi di quell’anno ma per il suo insindacabile valore artistico, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ottenne anche numerosi riconoscimenti, sia in Italia che all’estero, tra cui la statuetta per il miglior film straniero agli Oscar del 1971 e il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 1970.



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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto si segnala per l’interpretazione superlativa di Volonté, la musica come sempre geniale di Morricone e la commistione di stili utilizzata dal regista: un giallo che gioca con il grottesco e l’onirico e anche nelle scelte stilistiche utilizza topos ben noti al pubblico del periodo la sola scena inziale presenta dettagli che rimandano ai generi più in voga negli anni ’60: dettagli degni di uno spaghetti western, la spogliazione della vittima già col rigor mortis e un pallore esagerato che richiamano la stagione gotica e anticipano Dario Argento che avrebbe fatto delle ville liberty le ambientazioni dei suoi più grandi successi. Anche l’appartamento di Augusta Terzi presenta degli interni liberty meravigliosi che vengono definiti dannunziani per indicare lo stile di vita disinibito e bohémien della donna, un’annoiata divorziata attratta dal potere che esercita il protagonista di cui non viene mai fatto il nome, Augusta esalta perversamente il lato oscuro dell’amante che spinge ad infrangere le leggi che deve tutelare e con cui si diverte a ricostruire morbosamente i casi di omicidi risolti dal poliziotto
Contrapposto all’appartamento dannunziano di Augusto c’è l’appartamento del dirigente: moderno, di design, razionale come apparentemente è l’investigatore, è una casa vuota poco abitata dato che gran parte del suo tempo il protagonista lo passa in questura, un ambiente di stile brutalista di nome e di fatto dove il potere esercita le sue angherie nel modo più feroce, anche solo nella scala gerarchica, basti pensare al diverso atteggiamento verso il sottoposto Panunzio e all’ossequiosità verso il Prefetto.

La signora Harris va a Parigi

luglio 31, 2023

Mrs. Harris Goes to Paris
GB 2022
con Lesley Manville, Jason Isaacs, Isabelle Huppert, Alba Baptista, Anna Chancellor, Lucas Bravo, Lambert Wilson, Rose Williams, Ellen Thomas, Roxane Duran, Christian McKay, Guilaine Londez
regia di Anthony Fabian



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Londra anni ’50: l’attempata Mrs.Harris fa la cameriera a ore nel ricordo del marito disperso in guerra fino a quando nel guardaroba di una lady da cui va a fare le pulizie non vede un abito Dior originale e se ne innamora al punto da voler risparmiare per comprarsene uno. Per una serie di ragioni il progetto diventa possibile e la signora Harris parte per Parigi dove dovrà scontrarsi con lo snobismo di alcune clienti e della direttrice dell’atelier. Altri incontri favorevoli però le permetteranno di realizzare il suo sogno e di salvare anche la Maison a rischio fallimento.



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Favola dai buoni sentimenti che ricorda un po’ le atmosfere di Emily in Paris non a caso tra i protagonisti figura Lucas Bravo, il cuoco di cui è innamorata Emily e che qui veste i panni del timidi contabile che si innamorerà della modella esistenzialista e salverà la Maison Dior dal fallimento creando una linea di profumi e quant’altro permetta anche al ceto medio di sognare i fasti della grande casa di moda.
Ambizioni di critica sociale all’acqua di rose per una commedia che punta più ai toni favolistici: Parigi è piena d’immondizia per colpa degli intrallazzi del re dell’immondizia la cui moglie, Madame Avallon, dipinta come una vera strega snob, è la più accesa nemica della signora Harris che invece può contare sull’appoggio del Marchese de Chassagne, anche se pure lui rischia qualche involontario svarione classista.
Lo spunto più originale del film è quello di aver scelto una protagonista di mezza età per ricordare di non smettere di sognare e continuare a credere nell’amore. Tra fiaba e legge dell’attrazione (a un certo punto tutto si mette a funzionare e in pochi giorni Mrs, Harris può realizzare il suo sogno dopo tanto penare); la nostra eroina, come in ogni fiaba, resta sempre -troppo- di buon cuore e rischia di rovinare il suo sogno in un sottofinale fintamente amaro che poi si rivela ultra zuccheroso ma il messaggio rimane positivo e la commedia risulta molto gradevole grazie anche ai favolosi costumi di Jenny Beavan.

Chi giace nella culla di zia Ruth?

luglio 11, 2023

Whoever Slew Auntie Roo?
GB, 1971
con Shelley Winters, Mark Lester, Chloe Franks, Ralph Richardson, Lionel Jeffries, Hugh Griffith, Rosalie Crutchley, Pat Heywood, Judy Cornwell, Michael Gothard, Jacqueline Cowper, Richard Beaumont, Charlotte Sayce, Marianne Wilcox
regia di Curtis Harrington


Chigiacenellaculladiziaruth


Rosie Forrest è una ricca vedova che vive nel ricordo della figlioletta morta in tenera età cadendo dalla balaustra delle scale. La servitù si approfitta di lei illudendola di essere in contatto con la figlia Katherine tramite un falso medium. Rosie organizza da anni una festa natalizia per una decina di orfani, i più meritori dell’istituto. Quando partecipano anche i due fratellini Christopher e Katy, Rosie nota la somiglianza tra la bambina e la figlioletta morta tanto da decidere di adottarla. Christopher per non perdere la sorellina cerca di convincerla che zia Roo sia una strega ma il legame tra Kathy e Rosie cresce tanto che la donna impedisce con uno stratagemma che la bimba torni all’orfanatrofio. Christopher torna nella villa per ritrovare la sorella e scopre Rosie ale prese con la mummia della prima figlia convincendosi sempre di più che la donna sia una strega. Rosie intanto segrega i due bambini per far sì che la polizia non glieli porti via m, nella convinzione di sconfiggere la strega, i ragazzini danno fuoco alla casa uccidendo la donna

Favola gotica che ricalca la fiaba di Hansel e Gretel, una produzione fastosa che ha per protagonista un’ottima Shelley Winter nei panni di una donna vittima di una lucida follia, una stella del varietà americano che si è trasferita in Inghilterra per amore, sposando un prestidigitatore di successo. Dopo la morte della figlia e quella de marito Rosie vive rinchiusa in una casa museo con tutti i cimeli del passato, vittima della servitù che con la complicità del falso medium Mr Benton le fanno credere di poter contattare la figlioletta.
Quando il maggiordomo Albie si accorge che Rosie ha rapito la piccola Kathy convinta che sia la reincarnazione della figlia, se ne va spillandole altro denaro e svelandole il tranello delle false sedute spiritiche. Rimasta sola con i due bambini per Rosie potrebbe iniziare una nuova vita, ma i misteri dell’antico maniero, la scoperta della figlia mummificata non fanno altro che alimentare la convinzione di Christopher di essere finito nelle mani di una strega che vuole mangiare lui e la sorella e il ragazzino userà tutto il su ingegno per sfuggire alla presunta strega; a sottolineare la candida cattiveria dei bambini c’è anche il furto dei gioielli di Rosie da sfruttare quando saranno grandi.
Il film non è invecchiato bene, è un po’ prolisso e a tratti noioso anche se dietro i toni leggeri di una favola nera per bambini si cela la storia molto triste di una donna sola e sfruttata da tutti, anche da due poveri orfanelli dall’aria angelica.

Kitty Foyle, ragazza innamorata

luglio 10, 2023

Kitty Foyle
USA 1940 RKO
con Ginger Rogers, Dennis Morgan, James Craig, Eduardo Ciannelli, Ernest Cossart, Gladys Cooper, Eduardo Ciannelli, Odette Myrtil
regia di Sam Wood


Kittyfoyle


La stessa notte in cui il fidanzato, un solido pediatra, le chiede di sposarla, compare alla porta di Kitty Foyle il suo grande amore, un rampollo dell’alta società di Filadelfia con cui si era anche brevemente sposata ma che non aveva saputo ribellarsi ai diktat della famiglia, ora Wyn le chiede di fuggire con lui: dove si troverà Kitty a mezzanotte? Sul molo con Wyn o alla cappella per il matrimonio notturno con Mark?

Sostanzialmente il film che lancia la carriera di Ginger Rogers alla fine del sodalizio con Fred Astaire: non il primo film in “solitaria” ma l’oscar vinto come migliore attrice protagonista per il ruolo di Kitty Foyle costruisce la reputazione dell’attrice che compare, nella rievocazione delle sue vicende personali nei panni di una quindicenne con le treccine anticipando così il ruolo di Frutto proibito di Billy Wilder dove la trentenne attrice si finge una dodicenne.
Kitty Foyle, ragazza innamorata è un film sentimentale sempre in bilico tra commedia e melodramma, Dalton Trumbo, nominato all’Oscar per la miglior sceneggiatura, edulcora un po’ troppo la critica sociale insita nell’omonimo romanzo di Christopher Morley uscito nel 1939
Personalmente non ho molto apprezzato la pantomima iniziale, tra l’altro nemmeno interpretata dalla protagonista: il film si apre introducendo Kitty come un’esponente della classe sociale colletti bianchi (gli impiegati) e per spiegare cos’è questa recente classe sociale si salta all’inizio del secolo mostrando la vita di una giovinetta di buona famiglia che sposa lo spasimante che si azzardato a baciarla, gestisce il budget famigliare ma non contenta diventa suffragetta e così i pari diritti si trasformano nella scortesia sul tram da parte degli uomini mentre a inizio ‘900 era tutto un cedere il posto e al duro lavoro segue la “malinconia delle 17,30” cioè la tristezza di non avere un fidanzato con cui metter su famiglia, un’apertura davvero prolissa e patriarcale su cui posso esprimermi poco dato che non conosco il romanzo originale.
In ogni caso la nostra Kitty non soffre certo della suddetta forma di malinconia visto che la sua vita è divisa da anni tra due spasimanti e il caso la mette davanti alla scelta definitiva nella stessa notte.
La coscienza di Kitty si palesa allo specchio, unico guizzo passabile in una regia altrimenti piatta e rievoca tutta l’esistenza della ragazza: l’adolescenza a Filadelfia, incantata dagli eventi mondani della città, l’abbandono degli studi per colpa della Grande Depressione, l’incontro con Wyn, ovvero Wynnewood Strafford VI, con cui inizia una relazione che non si concretizza per il divario sociale. Alla morte del padre Kitty si traferisce a New York e qui incontra Mark, giovane medico spiantato che le fa una corte serrata ma il cuore di Kitty è sempre per Wyn che finalmente torna e le chiede di sposarlo, il matrimonio però è osteggiato dalla famiglia snob di lui che vorrebbero far terminare gli studi a Kitty, darle un’infarinatura di buone maniere e poi ricelebrare le nozze in pompa magna ma l’orgogliosa ragazza irlandese non ci sta così chiede il divorzio ma si scopre incinta e contemporaneamente scopre che Wyn ha ceduto e si è sposato con una ragazza del suo ceto, Kitty perde il bambino, in un viaggio per lavoro a Filadelfia incontra anche la moglie di Wyn con un figlioletto che avrebbe l’età del suo, insomma nulla viene risparmiato alla povera fanciulla innamorata che alla fine capisce la solidità di Mark che è diventato pediatra e le è sempre stato accanto e preferisce il matrimonio alla fuga con il grande amore di gioventù.
Una scelta anche sensata visto che Wyn è dipinto come uno smidollato che non sa mai prendere posizione ed è succube delle regole di famiglia ma tutto il film è intriso di continue allusioni all’importanza del matrimonio nella vita di una donna quindi anche la scelta di Mark diventa un po’pesante, non dettata certo da un grande sentimento

Nope

luglio 7, 2023

USA 2022
con Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Brandon Perea, Michael Wincott, Steven Yeun, Wrenn Schmidt, Keith David, Devon Graye, Jennifer Lafleur, Terry Notary, Barbie Ferreira, Donna Mills, Ryan W. Garcia, Rhian Rees, Sophia Coto, Courtney Elizabeth, Andrew Patrick Ralston
regia di Jordan Peele


Nope


Alla strana morte del padre, i fratelli OJ ed Em Haywood ereditano l’attività di famiglia, un ranch per l’addestramento di cavalli per i set cinematografici. Gli affari non vanno molto bene e OJ è costretto a vendere alcuni cavalli a Jupe, ex stella televisiva che ora gestisce un parco a tema western. Quando i fratelli Haywood iniziano a sospettare che una presenza aliena infesti i cieli sopra il loro ranch decidono di filmarlo per guadagno, il tecnico Angel Torres, impiegato nel grande magazzino di elettronica dove i due fratelli hanno comprato l’attrezzatura si interessa al caso e viene coinvolto. Visto che la presenza aliena è in grado di creare un campo elettromagnetico che spegne tutti i devices elettronici, Em decide di interpellare un direttore della fotografia che lavora ancora con telecamere a manovella. Antlers Holst prima nicchia poi si lascia coinvolgere nell’impresa. Intanto anche Jupe ha scoperto l’UFO e organizza uno spettacolo con pubblico pagante per mostrarlo in azione ma l’alieno risucchia e divora tutti i presenti. Per il gruppo degli Haywood non si tratta più solo di riprendere l’alieno ma di eliminarlo…


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Horror fantascientifico dalle venature western (nuvole e cavalli imbizzarriti a me hanno fatto venire in mente anche Il vento di Sjöström, a suo modo un altro western anomalo) Nope propone una riflessione sul tema della visione, un tema molto caro al cinema ma che Jordan Peele sa declinare in modo originale partendo dagli antipodi della storia cinematografica e facendo riferimento al fantino di colore ripreso nel 1878 da Eadweard Muybridge in The Horse in motion una serie di cronofotografie note per aver dimostrato come si muove un cavallo al galoppo e come le rappresentazioni artistiche fino a quel momento fossero falsate dalle ipotesi basate sull’impressione del movimento.
L’unica cosa che non si conosce della celeberrima sequenza è l’identità del fantino afroamericano, con questa sottolineatura Peele mette ancora una volta al centro la questione dei neri, tema politico cardine della sua cinematografia. Gli Haywood si appropriano dell’identità del fantino dichiarando di essere suoi diretti discendenti, vantando quella che Antlers Holst definisce “la nobiltà del cinema” ma anche i 4 quarti di nobiltà oggi valgono poco e per sopravvivere i due fratelli devono realizzare un video sulla presunta presenza aliena che diventi virale, anzi di più che attiri l’attenzione di show come quello di Ophra. Un intento simile ce l’ha Jupe, un asiatico che è stato una stella televisiva da bambino, protagonista della sitcom Gordy’s Home terminata tragicamente quando uno degli scimpanzé che interpretava Gordy impazzì e fece una strage sul set. Jupe, unico sopravvissuto si crede un privilegiato e cerca di “addomesticare” l’alieno nutrendolo con i cavalli comprati da OJ ma quando realizza uno spettacolo della pastura aliena per il pubblico, l’UFO divora tutti i presenti perché, come OJ ha capito, l’essere alieno si nutre solo di chi lo guarda, in altre parole lo spettatore fagocita sé stesso guardando e questo avviene soprattutto con le immagini violente che invece di farci provare repulsione ci attraggono morbosamente, come dimostrano i flash back della strage sul set dello scimpanzé e le vecchie immagini di una lotta tra un felino e un serpente su cui sta lavorando Holst.
L’indicibile che dovrebbe restare anche invisibile è invece diventato un prodotto di largo consumo nella nostra società dell’immagine: non appena si suppone la presenza aliena dietro la strage al parco di Jupe, arriva subito un reporter di TMZ per “documentare” i fatti ma sarà la prima vittima dell’alieno ribattezzato Jean Jacket da OJ (ovvio il riferimento mediatico nel nome del protagonista), altra vittima sarà Holst che si espone alla presenza aliena per riprenderlo da una luce migliore. Lo scontro tra gli Haywood e l’alieno assume i contorni di uno scontro western, con OJ che cavalca incontro al suo destino ma sarà l’acume di Em a distruggere l’essere e anche a riprenderlo. E’ un modello femminile un po’ diverso quello proposto da Em, estroversa tanto quanto il fratello è chiuso e concentrato sul rapporto con gli animali, è un’eroina credibile e piacevole anche con felponi e bermuda extralarge, quanto di più lontano dall’ideale sexy di ogni personaggio femminile, anche nei film d’azione.
Peele sa giocare bene con le inquietudini e per quanto il film possa risultare un po’ macchinoso la tensione non cala mai e l’attenzione dello spettatore non si perde.

Nosferatu, il principe della notte

giugno 26, 2023

Nosferatu: Phantom der Nacht
Germania, 1979
con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Roland Topor, Walter Ladengast, Dan Van Husen, Jan Groth, Carsten Bodinus, Martje Grohmann, Rijk de Gooyer, Clemens Scheitz, Lo van Hensbergen, John Leddy, Margiet van Hartingsveld, Jacques Dufilho
regia di Werner Herzog


Nosferatuilprincipedellanotte


L’agente immobiliare Jonathan Harker viene inviato in Transilvania per vedere un’immobile al conte Dracula, uno strano individuo che vive in un castello solitario che suscita il timore del popolino. Harker si ritrova quasi prigioniero del conte che lascia improvvisamente il castello quando vede una miniatura di Lucy, la moglie di Harker. L’uomo fugge dal castello ma riesce a raggiungere Wismar solo dopo che la nave di Dracula è già giunta in porto con il suo carico pestilenziale. Mentre la città sprofonda nella follia del contagio della peste nera, Lucy è l’unica a capire la vera natura di Dracula leggendo il testo sui vampiri che gli zingari hanno dato ad Harker come protezione. Lucy arriva a sacrificare la sua vita per fare in modo che la luce dell’alba distrugga il vampiro ma il suo sacrifico sarà inutile perché Jonathan è stato infettato durante il soggiorno nei Carpazi…



Nosferatu ilprincpie dellanotte


Il remake, o meglio l’omaggio, come preferisce definirlo l’autore, al capolavoro di Murnau riavvicina anche la versione cinematografica tedesca del 1921 al romanzo di Bram Stoker, riutilizzando i nomi originali del romanzo che Murnau non poteva usare non avendo pagato i diritti d’autore alla vedova dello scrittore, resta solo lo scambio tra i nomi di Mina e Lucy ma probabilmente era troppo forte il richiamo alla luce insito nel nome della donna che riesce a sedurre Dracula fino a fargli dimenticare la luce del sole.
Il personaggio interpretato da Isabelle Adjani è quello più fedele alla versione cinematografica del 1921: la recitazione stessa dell’attrice è esasperata come quella del cinema muto, un elemento che può risultare un po’ ostico per chi non ama il cinema degli esordi.
Il tributo al film di Murnau continua anche nella desaturazione della fotografia, a volte arrivando quasi al bianco e nero con una sovrapposizione quasi perfetta tra le inquadrature originali e il remake.
L’illustratore francese Roland Topor, che interpreta Renfield ripropone molto bene lo spirito allucinato di Knock, il capo di Harker nel Nosferatu del 1921.



Nosteratoil principedelletenebre


La fedeltà al romanzo e al film viene meno nella seconda parte della pellicola di Herzog: la minuzia con cui il regista espone i drammi della peste non sono presenti nelle opere originali: la follia di chi vuole vivere gli ultimi giorni nel piacere, dimentico dei guai del mondo, rimanda più all’immaginario medievale. Nosferatu, il principe della notte svela tutto il pessimismo dell’autore che utilizza i “fantasmi” (come dice il titolo originale) di mondi passati per una profonda critica alla società borghese disposta ad accettare anche un mostro come Dracula in nome del guadagno, non a caso la fotografia e i costumi, quando non citano Nosfeatu fanno riferimento alla pittura romantica tedesca e in particolare alla sua coda Biedermeier, stile che segna proprio il trionfo della vita borghese.
Se Dracula è un mostro laido e decadente che non suscita nessuna pietà, a parte la figura di Lucy, non si salva nessuno degli altri protagonisti, a poco serve il rigore scientifico di Van Helsing, impotente davanti all’epidemia che aggredisce la città e lo stesso Harker accetta la missione nei Carpazi “per poter comprare una casa più grande”: il germe malefico di Dracula ha trovato un buon terreno dove attecchire e il film si chiude con Harker trasformato nell’erede di Dracula al galoppo sulla spiaggia deserta come un cavaliere dell’Apocalisse.